Wat Chalong

Ci sono luoghi che non si visitano soltanto con gli occhi.
Luoghi che entrano dentro, come un respiro lento e profondo che attraversa il cuore.
Uno di questi è Wat Chalong, il tempio più imponente di Phuket.

“Dove l’oro non è solo materia, ma vibrazione sacra.
Qui, un frammento del Buddha custodisce il respiro del risveglio.”

All’ingresso, la Grande Pagoda svetta come un ponte tra cielo e terra.
Custodisce una reliquia sacra: un frammento d’osso del Buddha, giunto fino a qui dallo Sri Lanka.
Mi fermo.
Chiudo gli occhi.
Lascio che il vento caldo della sera raccolga una semplice intenzione di gratitudine.

Poco più in là, scopro la capanna in legno di Luang Pho Cham, il monaco che guidò il popolo di Phuket nei tempi difficili.
L’iscrizione in thai recita: “Riproduzione della dimora di Luang Pho Cham – Wat Chalong“.
La “kuti” era l’alloggio monastico tradizionale dove i monaci risiedevano.
Costruita in legno di teak e bambù, materiali sacri e nobili in Thailandia. Il tetto spiovente è costruito per resistere ai forti monsoni.

“Nella semplicità della sua dimora, il monaco che ha protetto il popolo.
Un luogo che insegna: la forza è nel servizio, la luce nell’umiltà.”

Davanti a quella casa semplice, immersa tra i rami degli alberi antichi, penso ai Maestri invisibili che ci accompagnano.
Chi sono stati i miei?
Chi continua a tendermi una mano, silenziosamente?

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“Creature mitiche sorvegliano il confine tra visibile e invisibile.
Sussurri di energie antiche.”

Camminando tra i templi secondari, incontro i Naga scolpiti nelle ringhiere, serpenti sacri che proteggono i luoghi di luce.
Le loro fauci spalancate sembrano dire:
Non temere. Avanza.

E così faccio.
Attraverso cortili costellati di statue dorate, incrocio il volto sereno del Buddha, coperto da un baldacchino cerimoniale.
Un’immagine potente: la protezione divina che ci accompagna anche nei momenti di tempesta.

“Accanto agli alberi maestri, una figura emerge dal tempo.
Chi prega qui non è mai solo.”

In un angolo di prato, sotto un albero che ha visto passare secoli, trovo una pietra antica.
Una figura scolpita emerge dal tempo e ancora sussurra al vento la sua preghiera.

“Tra le linee del tetto e le finestre dorate,
la voce dell’arte si fa sacralità intagliata.”

l’Ubosot è la sala cerimoniale del tempio, dove si svolgono le ordinazioni dei monaci e le preghiere più solenni.

Il tetto rosso a più livelli con i decori chiamati Chofa, finestre a forma del mitico Garuda, è un intreccio di arte e sacralità.
I bassorilievi dorati rappresentano scene della vita del Buddha e un elefante, adornato di ghirlande fiorite, accoglie all’ingresso del tempio.

“Diverso, silenzioso e potente.
Qui, anche le forme parlano di elevazione e memoria sacra.”

Un Chedi commemorativo mi colpisce.
Bianco, grigio e oro è ispirata allo stile Mon-Khmer della Cambogia antica, con il tetto a più livelli e le torri a forma di fiore di loto.
Le decorazioni dorate sulle porte e sulle torri rappresentano la protezione delle anime e la purificazione karmica.

La giornata volge al termine.
Mi avvicino alla pagoda principale.
Nella mente risuona un invito a lasciare andare, a svuotare, a tornare a quella serenità antica, profonda.

E mentre procedo verso l’uscita ammirando le sale minori, incontro un gallo che razzola tra gli alberi secolari e una gallina, protetta dai suoi rami più alti, forse per trovare pace dalle sue insistenze.
Un piccolo gruppo di ragazze che gioca con i propri cagnolini e una giovane donna che lava il proprio taxi in attesa di entrare in servizio.

In fondo, Wat Chalong è un cammino che, in punta di piedi, invita a riscoprire il ritmo profondo della vita: gratitudine, protezione, coraggio, radici, risveglio.
La sacralità della quotidianità.


Dettagli pratici

  • Dove: Wat Chalong (Wat Chaiyathararam), Phuket, Thailandia.
  • Consiglio: visita il tempio al tramonto per vivere un’esperienza più intima e meditativa.
  • Suggerimento: porta con te una piccola intenzione da lasciare simbolicamente lì, tra gli alberi e le statue dorate.

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