Le api giganti dell’Himalaya

Natura e spiritualità nei monasteri del Bhutan

Punakha Dzong. In primavera offre una maestosa fioritura di rododendri

Camminare tra i monasteri del Bhutan è un’esperienza che fonde spiritualità e natura. Circondati da una vegetazione rigogliosa e giardini fioriti, si percepisce un immenso senso di pace.

Sotto i tetti colorati di questi luoghi sacri, spesso in corrispondenza degli ingressi, si trovano enormi alveari sospesi, dimora delle api giganti dell’Himalaya (Apis laboriosa). Questi nidi, che possono superare il metro di lunghezza, sembrano essere stati collocati intenzionalmente per benedire ogni visitatore.

Riuscite a vedere i grandi alveari penzolare dal sottotetto?
Un simbolo di abbondanza e armonia

Sono inquietanti e allo stesso tempo affascinanti, nell’osservarli si prova una sorta di timore reverenziale. La mia guida, Sonam, mi ha raccontato che questi alveari non vengono mai rimossi. “Gli alveari portano abbondanza”, ha detto, sottolineando il profondo rispetto che la cultura bhutanese nutre per la natura. Le api sono considerate sacre e i loro alveari un simbolo di prosperità.

La raccolta del miele: un’arte antica

La raccolta del miele da questi alveari è un processo raro e delicato, praticato con grande rispetto. I raccoglitori, spesso monaci o abitanti del villaggio, utilizzano scale di bambù e corde per raggiungere i nidi tra le crepe delle rocce himalayane. Prima di iniziare, recitano preghiere per onorare le api e garantire un raccolto sicuro. Questo miele, noto anche come “miele folle” per via del nettare dei rododendri da cui le api si nutrono, contenete grayanotossine. Sebbene venga consumato con molta cautela, per il rischio di intossicamento, è molto apprezzato per le sue proprietà medicinali e il sapore complesso, che unisce note floreali e resinose.

Dettaglio alveari
Un ronzio che connette al divino

Osservando gli alveari, con il loro ronzio costante che si mescola ai canti dei monaci, è facile percepire un’energia antica. Il suono delle api può sembrare un mantra naturale, un richiamo alla connessione con il qui e ora.

Ispirarsi alla natura

Questo mi ha ricordato la tecnica di respirazione Bhramari Pranayama, o “respiro del ronzio d’ape”. Si inspira profondamente e, durante l’espirazione, si emette un suono simile al ronzio di un’ape. È una pratica che calma la mente e favorisce la concentrazione, proprio come il ronzio delle api può guidare verso un profondo silenzio interiore. Vuoi provarci anche tu? Ecco come fare:

Come praticare il Bhramari Pranayama
  1. Trova una posizione comoda
    Siediti in posizione meditativa con la schiena dritta e le mani appoggiate sulle ginocchia. Assicurati di essere in un luogo tranquillo dove non sarai disturbato.
  2. Chiudi gli occhi e rilassati
    Chiudi delicatamente gli occhi e rilassa il corpo. Respira normalmente per alcuni istanti, portando l’attenzione al ritmo naturale del tuo respiro.
  3. Posiziona le mani
    Porta i pollici a coprire dolcemente le orecchie, i medi sulle palpebre e gli indici sulla fronte, creando un lieve contatto. Questa posizione aiuta a isolarti dai rumori esterni e a concentrarti sulle vibrazioni interne.
  4. Inspira profondamente
    Fai un’inalazione lenta e profonda attraverso il naso, riempiendo i polmoni d’aria e gonfiato la pancia. .
  5. Espira con il ronzio dell’ape
    Durante l’espirazione, emetti un suono (mmm..) simile al ronzio di un’ape, tenendo la bocca chiusa. Concentrati sulle vibrazioni prodotte dal suono, percependole nella testa e nel petto. Ripeti questo ciclo 5-7 volte.

Se mai avrai l’occasione di visitare il Bhutan, osserva questi alveari con attenzione. Lascia che il ronzio delle api ti guidi verso un silenzio interiore, un luogo di connessione profonda con l’energia della terra. Come dice un antico proverbio buddista:

“La natura è la madre di ogni illuminazione”.

Namasté 🙏🏼

Linda

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